CITTADINANZA AI MINORI STRANIERI : PERSECUZIONE DEI NEONATI
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⁃ CITTADINANZA: ai minori stranieri è socialmente utile?
⁃ La suggestiva spinta di Giorgio Napolitano e di Gianfranco Fini sulla imposizione automatica della
cittadinanza ai bambini stranieri nati in Italia viene da loro esibita come espressione di un sentimento nobile
mentre è in sostanza promozione di una formula esteriore, ipocrita, che conferma la non coscienza del
profondo imprinting che la cittadinanza contiene per ogni essere umano. La mobilità o immigrazione è
regolata oggi da codici internazionali ed è quindi necessario ridefinire le componenti delle cittadinanze e gli
effetti causati da tradizioni spesso conflittuali. Considerato che i confini geografici sono modificati sia in
Europa che in altri territori, il grande fenomeno moderno definito di “mondializzazione” rappresenta
un’esperienza ancora tutta da definire considerando soprattutto che le grandi esigenze di mobilità gettano
le basi per nuove interpretazioni del diritto.
⁃ La cittadinanza non è l’applicazione di un’etichetta ma deriva dalle complesse relazioni familiari e
soprattutto da una profonda osmosi con la storia di un territorio. Questo il senso molto articolato dello ius
sanguinis che non è né può essere lo stesso sentimento che impregna lo ius soli, il quale rappresenta
invece una fase più o meno sofferta di trasformazione personale. Lo ius sanguinis è la proiezione di un
legame sessuale che si estende fino all’irraggiamento di un requisito politico al neonato. Una componente
assolutamente strutturale della famiglia, per contro l’imposizione dello ius soli apre di fatto distonie contrasti
all’interno del nucleo familiare e della parentela. Infatti la cittadinanza non è solo il mettere in moto
l’apparato dello Stato, praticare l’attribuzione-imposizione… assegnare un’etichetta per obbligare un
bambino a prove esteriori di lealtà. Quello è un gioco di irresponsabili non privo di rischi.
⁃ Il tentativo di Napolitano e Fini di aggiustare un differenziale demografico (apparentemente statico
perché non ingloba le nascite di bambini italiani all’estero) è un velleitario tentativo di gonfiare i dati
aritmetici della popolazione mediante una azione colonizzatrice su figli di immigrati. Arbitraria perché
ignora che l’adeguamento imposto (con decreto) ad un bambino non è una forma di gratificazione: è solo
una prepotenza. Per inciso, ricordo che lo ius sanguinis è fondamento della religione nelle popolazioni
islamiche che vincola il comportamento e non è individualmente modificabile, pena la svaria. Come si può
pensare di imporre al neonato (di coppia islamica) un requisito che stravolgerebbe la sua identità morale e
religiosa?
⁃ La vita del bambino è infatti sempre permeata da altri significanti che vengono assimilati nella lunga
esperienza pregressa (nascita e sviluppo che durano fino all’età di sei anni) all’interno di un nucleo
familiare che rappresenta il suo sostanziale universo emotivo, cioè il primo fondamentale “laboratorio”
psichico individuale, lo “spazio” dell’appartenenza alla propria madre e al proprio padre che manterrà
anche tendenze e sfumature della loro terra di origine non solo nel linguaggio ma in tutte le manifestazioni.
⁃ Elementi che coloreranno la struttura psicologica del bambino il quale vivrà per anni nella propria casa e
nella propria famiglia fino al raggiungimento dell’autonomia economica. Non credete che l’imposizione
per decreto di una qualsiasi cittadinanza possa rappresentare un dissesto interiore perché si chiede al
bambino di accettare nel tempo una frattura dell’identità tra sé ed i genitori, di rinnegare le loro
caratteristiche culturali; ma anche di configgere con le attitudini di sorelle e fratelli “nati altrove”? Perché
chiedere al bambino processi di simulazione di intima trasformazione delle abitudini, di scissione della sua
individualità? La sua diventa un’esistenza governata dalla sorveglianza reciproca di uno Stato che intende
forzare la sua progressiva identificazione con “il ruolo di cittadino”.
⁃ La cittadinanza imposta sul neonato è di fatto un tentativo di innestare in lui intendimenti estranei, quasi
una forma di asilo politico perché gli si chiederà in futuro un costante allineamento… un’adesione che
potrebbe creare in lui uno stato paludoso. Il bambino, all’età di tre o sei anni, verrà messo di fronte ad una
frattura perché gli si chiederà di respingere senza appello l’appartenenza all’identità dei genitori che sono la
sua fonte reale di sicurezza (e per anni saranno anche il suo più radicato legame) per approdare ad una
progettazione astratta (l’insegnante e la scuola importanti ma provvisori) che lo costringe ad assimilare un
sistema di idee spesso soffuso di equivoci e schiavo di schemi inaccettabili rimasti ancorati a “memorie
perverse” che ancor oggi rimuovono le vicende del mondo femminile e sdoppiano la realtà umana. Un
profilo che noi femministe stiamo tentando di smascherare ma che viene mantenuto acriticamente nei
programmi scolastici ed universitari.
⁃ Pertanto la cittadinanza non può derivare solo da un concentrato di pillole scolastiche e non può
diventare per il bambino il corrispettivo di una “visione italiana” del mondo, che anzi potrebbe essere
vissuta come il marchio di una forzatura che lo costringe costantemente a liberarsi della sostanza
psicologica ed emotiva della propria famiglia o parentela, facendolo sentire tra loro o un estraneo o un
privilegiato circondato da “diversi”, perché privati di un’unica identità. Forse diventerà un cittadino
“convertito” dalla violenza di una legge che gli ha imposto una disciplina intellettiva che lo costringe ad
appropriarsi di categorie e comportamenti appresi per travaso scolastico. Ma una tale sperimentazione
adottata su di un bambino rappresenta il disfacimento del significato reale di cittadinanza dato che inscrive
un’ipoteca su di un essere appena nato che non può scegliere. Ogni bambino deve invece poter trovare in
sé il proprio terreno di appartenenza e non quello di essere costretto a diventare cittadino di un paese che
gli potrà offrire un’apparente tranquillità ma che in effetti lo ha usato per suoi illegittimi fini (il mantenimento
di una economia di sfruttamento tesa ad assicurare lauti pagamenti di future pensioni agli “eletti”).
Quel bambino si sentirà un immigrato nell’anima perché si e cercato di strappargli la dimensione
assorbita nei primi sei anni di vita, i suoi connotati familiari tra i quali il senso religioso che andrebbe posto
al centro del piatto della bilancia. Chi potrà credere che quei bambini che faranno parte di future
generazioni saranno immuni da pericolosi sdoppiamenti? Questo è un dubbio che non può trovare
risposte nella torbida ipotesi della “integrazione” considerato che l’islamismo è l’animismo sono dei grandi
focolari di impulsi irrazionali che proietteranno i loro nocivi effetti soprattutto sul mondo femminile italiano il
quale dovrà riarmarsi per neutralizzare il veleno che potrà irrorarsi in quelle geometrie sociali nelle quali
islamici animisti cristiani integralisti praticano ancora contro le donne ( (si prenda atto delle controversie sui
figli tra uomini islamici e donne italiane o si tenga conto alle mutilazioni genitali pretese dagli uomini e fatte
praticare anche in Italia).
⁃ L’islamismo è per molti uomini – provenienti dal medio ed estremo oriente – “patria e cittadinanza”
religione e Stato, tanto che la teoria dell’amore e del matrimonio sono ancora sintesi di dispotismo
maschile, violenza che fermenta nell’assurdo vivere che isola gli uomini tra loro rendendoli squilibrati;
un’alterazione che viene poi diretta verso le donne. Ma anche l’educazione scolastica nostrana sarà
travaso di superstizioni non rischiarate dalla liberatoria parola delle donne (le quali vivono quotidianamente
disagi e sfruttamenti sproporzionati rispetto ai presunti loro diritti di cittadine). Nessuna donna può
dimenticare con quante difficoltà ed ostacoli può realizzare la propria dimensione femminile nella maternità.
Un’esperienza assolutamente squalificata già in sé dal ridicolo modello di “parità con l’uomo”…
⁃ Ma caro Napolitano: la denatalità non è un semplice fatto numerico è la prova lampante di un terrificante
scompenso sociale che si inscrive nella politica con cui occupate voracemente tutto il patrimonio umano e
finanziario…(redditi sproporzionati rastrellati per retribuire individui insignificanti) Avete incatenato la
popolazione femminile con visioni e norme economiche di carattere schiavista perché attraverso un corpo
strategicamente spinto nel nulla potete differire nel tempo gli equivoci della vostra visione della vita,
progettando il suo deterioramento.
⁃ Chiedo: avete mai prestato la medesima quotidiana euforia (cittadinanza ai neonati stranieri) per far
decadere la persecuzione accanita contro la maternità delle cittadine italiane? Contenuto della vita
femminile rimosso nei Progetti di Parità e denunciato dalle donne con il grido “se non ora quando? “.
⁃ Nei giorni scorsi, qualcuno del Governo Monti parlando su RAI News ha citato tra i problemi da
affrontare quello “dei giovani…delle donne…e degli immigrati” facendomi fare un balzo sulla sedia! Dunque
le donne e le loro vicende trovano posto tra gli immigrati? Sento ancora parlare di “questione femminile”
mentre siamo di fronte ad un “problema maschile”! Questi squilibri discorsivi dei nostri politici evidenziano
uno scompenso mentale che andrà ad innestarsi nei codici familiari soprattutto degli immigrati (già
fortemente compromessi da religioni e tradizioni) rafforzando fanatismi e ginofobia (che è una malattia
mentale anche se non è mai stata definita come tale).
⁃ Inoltre in futuro potremmo veder affidati posti chiave ad individui “meteore del Corano” (la maggior parte
degli immigrati è maomettana, ma anche i cattolici non son da meno in quanto a sessaggio) tanto che
saremo costrette ad affrontare ostilità tremende già manifeste in Italia da immigrati islamici e da animisti
nigeriani (i vuduu sulle giovani prostituite per i nostri concittadini) i quali verrebbero in futuro armati anche
dal voto e da un riconoscimento della loro “cultura”. Perché non assicurare alla famiglia del neonato il
requisito della residenza che rappresenta il presupposto giuridico per eventuali futuri riconoscimenti ma
che assicura anche la possibilità di una possibile revoca in caso di conflitto con i soggetti stessi.
⁃ Giorgio Napolitano e Fini si stanno muovendo senza consultarci. Due uomini cresciuti stretti dentro partiti
dal campo visivo brutale e sballato…. Due clamorosi moderni monumenti dell’antipadre (e non del
patriarcato come dichiarano donne impreparate) che oggi arbitrariamente preparano una frattura sociale
mettendo all’asta i presupposti politici introdotti da noi Femministe degli anni 70. Serve ancora ricordare
che il partito fascista e quello marxista si erano specializzati nell’imporre il silenzio a “compagne” e
“camerate” per poterle poi imprigionare nei propri progetti terroristici? Una eclatante affinità con l’ottusità
degli islamici…
⁃ Il mondo intero ed in particolare le donne non devono dimenticare che è grazie a Rivolta Femminile – il
movimento da me fondato nel febbraio 1969 – se molti uomini contemporanei si sono sottratti alla delittuosi
di quei partiti. I giovani uomini stanno sperimentando per la prima volta nella storia la coscienza della
paternità solo perché si sono lasciati permeare dalla ricchezza del’ Eterosessualità, una forma di
convivenza ancora sconosciuta al mondo intero. Anche da lei Presidente Napolitano, che trascina dietro di
sé sua Moglie come se fosse una valigia!
⁃ Elvira Banotti
N.B Testo elaborato durante il periodo della brutta presidenza della repubblica e presidenza della camera